La partenza delle truppe del generale Vendôme

La partenza delle truppe del generale Vendôme
AutoreIgnoto
Data1704-1728
Tecnicaolio su tela
Dimensioni110×204 cm
UbicazioneMAG Museo Alto Garda, Riva del Garda

La partenza delle truppe del generale Vendôme è un grande dipinto ad olio su tela di autore ignoto, conservato presso il MAG Museo Alto Garda di Riva del Garda (ma di proprietà del comune di Trento).

Contesto storico

Lo stesso argomento in dettaglio: Invasione del Trentino (1703).
Dettaglio con la chiesa dell'Inviolata

Nell'estate del 1703 la zona del Garda trentino fu invasa dalle truppe del generale Luigi Giuseppe di Borbone-Vendôme, nell'ambito della guerra di successione spagnola, che vide la forze francesi e spagnole contrapporsi a quelle austriache. L'esercito francese catturò Riva del Garda il 4 agosto, risalì la valle del Sarca mettendo a ferro e fuoco vari castelli, e giunse il 2 settembre ad assediare Trento; per cause di forza maggiore l'armata dovette marciare verso sud, e durante il tragitto per Riva i soldati depredarono e saccheggiarono tutta la valle dei Laghi e il Basso Sarca. Gran parte dell'esercito salpò da Riva verso la pianura padana il 14 settembre 1703, ed è questo l'evento rappresentato nel quadro[1][2].

L'autore, ignoto, probabilmente visse in prima persona gli eventi rappresentati nell'opera, che plausibilmente fu commissionata dalle autorità civili o religiose di Riva[1][3]; la tela è di dimensioni ragguardevoli e fu realizzata probabilmente come ex voto, sicuramente dopo il passaggio delle truppe e certamente entro il 1728, come si può desumere dalla presenza del campanile della pieve di Riva, demolito dopo quell'anno[1].

I francesi, raffigurati in ritirata, svolgono il ruolo che in altri ex voto è ricoperto dalla calamità naturale, l'evento nefasto da cui la benevolenza divina giunge a salvare, e di cui non resterà traccia; il soggetto principale è invece il paesaggio, le cui componenti sono raffigurate intatte: non c'è alcuna evidenza della rovina e distruzione portate dall'armata, come a evidenziarne la transitorietà[3].

Descrizione

La tela rappresenta la partenza in barca di gran parte delle truppe di Vendôme, avvenuta il 14 settembre 1703: l'esercito domina il primo piano del quadro e le sue file serpeggiano lungo tutto il fondale; ciononostante, il vero protagonista dell'opera è il paesaggio, uno spaccato molto accurato della città di Riva del Garda e dei territori circostanti, che costituisce anche una preziosa testimonianza di come apparivano certi edifici poi rimaneggiati, caduti in rovina o del tutto scomparsi[1].

Primo piano

Dettaglio con la barca del generale Vendôme

Le truppe francesi occupano tutto il primo piano del quadro, con i soldati e il loro seguito caricati a gruppi sulle barche, dipinti nei minimi dettagli; degni di nota sono, tra gli altri:

  • Bragozzo con la bandiera con i tre gigli di Francia su campo bianco, che trasporta pezzi d'artiglieria (due obici e una bocca da fuoco) e frutti del bottino di depredazione; sono imbarcati anche due ufficiali con le parrucche a boccoli scuri, e una cortigiana che porta in grembo uno scoiattolo[4].
  • Barcone che trasporta una statua, raffigurante probabilmente sant'Antonio di Padova (santo a cui era devoto il Vendôme[2]); un soldato si fa spulciare la chioma da un commilitone, uno tracanna da una fiaschetta, altri due suonano il piffero e la tromba[5].
  • Lancia con a bordo il generale Vendôme, coperta da un tendaggio in “felze” a cerchi e con issata una bandiera con i tre gigli su campo blu: il duca, in piedi al centro dell'imbarcazione, indossa un tricorno nero con piume bianche, una fluente parrucca a boccoli e un abito rosso ornato da bande gialle e bottoni d'oro, una sciarpa gialla alla vita, una azzurra a tracolla, e la croce reale dell'ordine di San Luigi; a bordo vi sono altri uomini, tra cui due trombettieri e un pifferaio[6].
  • Bragozzo con due bandiere rosse, con a bordo il suonatore del tamburo maggiore e un altro tamburino[7].
  • Barcone con due soldati che giocano a carte, e un altro che orina nel lago[8].
  • Bissona con una coppia, costituita da una damigella e un ufficiale, intenta a brindare; la donna ha con sé una scimmietta[9].

Nel complesso, i soldati francesi vengono ritratti in una luce decisamente negativa: sporchi e volgari, dai costumi malsani (oltre alle cortigiane che accompagnano l'esercito, un uomo è ritratto in posa "lasciva" verso un commilitone), nonché ladri e saccheggiatori (benché infatti la devastazione da loro causata non sia raffigurata nel quadro, su diversi barconi sono presenti sacchi di bottino trafugato dalla valle)[10].

Secondo piano

In secondo piano campeggia la cittadina di Riva del Garda, dal cui porto stanno uscendo le barche; è ben visibile la catena che delimitava il porto. Sulla sinistra si erge il grande caseggiato del Dazio e del Presidio Imperiale, in parte occultati dalla sagoma scura della Dogana, oggi non più esistente e decorata con un'aquila imperiale; segue uno scorcio della piazza, con i portici di Casa Colò, Zendri e Parolai e la torre Apponale, con l'antica copertura a cipollone. Più a destra si riconoscono il campanile della chiesa della Disciplina (all'epoca con tetto a cuspide), la Rocca e il campanile della vecchia pieve dell'Assunta, che venne riedificata a partire dal 1728[11].

A parte per i francesi che stanno trafficando nel porto e saccheggiando la città, l'unica altra figura umana visibile nella città è una lavandaia, che sta lavando i panni nelle acque del lago, affiancata da una capretta che si abbevera[11].

Sfondo

Dettaglio dell'area intorno ad Arco, con il castello e la Sarca

Oltre Riva, lo sfondo si apre su uno spaccato del Basso Sarca, rappresentato nella sua completezza (e con abbondanza di dettagli) sacrificando la prospettiva; anche qui è pervasiva la presenza francese, con colonne di soldati che dall'orizzonte marciano su Riva.

Sul Monte Rocchetta, a sinistra di Riva, svetta il Bastione; più in lontananza, inerpicate sulla montagna, si riconoscono la chiesa di Santa Maria Maddalena e la chiesa di San Giovanni Battista (ora un rudere). Anche nelle campagne circostanti Riva c'è un gran pullulare di luoghi sacri ed altri dettagli: molto ben evidente è la chiesa dell'Inviolata con l'annesso convento (nel cui cortile alcuni soldati salutano i padri gerolimini); appena a nord di Riva, al di quà dell'Albola, si trova il paesino di San Giacomo, con la chiesa omonima (ora scomparsa) e la cappella di San Francesco da Paola, e più a destra la chiesetta dei Santi Fabiano e Sebastiano, anch'essa in seguito demolita. Tra l'Albola e il Varone si notano la chiesetta di Santa Maria del Pernone e l'agglomerato di case della località di Albola. Oltre il Varone si vedono, tra le altre cose: la chiesa di Santa Maria di Reggio con il convento delle monache Serve di Maria; la chiesa di San Bartolomeo (oggi scomparsa) in cima all'omonimo colle e la chiesa di San Michele di Varignano; i borghi di San Tomaso (con la sua chiesa) e San Nazzaro e, nei pressi, un uomo impiccato a un albero in una spianata desolata.

Infine, sono ben evidenti il castello di Tenno (affiancato dalla chiesa di San Lorenzo e dal campanile della pieve dell'Immacolata), con una colonna di soldati che scende dall'eremo di San Pietro; e il castello di Arco, con ai suoi piedi la chiesetta di Santo Stefano (scomparsa) e la collegiata dell'Assunta; oltre la Sarca si vedono i borghi dell'Oltresarca con la chiesa di San Martino e, in alto sul Monte Stivo, l'eremo dei Santi Giacomo e Silvestro[12].

Note

Bibliografia

  • Tullio Pasquali, Guido Turrini, Graziano Riccadonna, 1703! Il Basso Sarca ai tempi del Vendôme, Riva del Garda, Associazione Riccardo Pinter, 2003.
  • Matteo Rapanà (a cura di), Museo Riva del Garda - Guida, Riva del Garda, MAG Museo Alto Garda, 2020, ISBN 978-88-6686-084-6.

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