Cattolici nazionali
L'espressione cattolici nazionali è stata l'espressione con la quale si autodefinì un gruppo di esponenti del cattolicesimo tradizionale e conservatore che pubblicò il 3 luglio 1923 un manifesto di consenso al governo Mussolini e al progetto della legge Acerbo.[1][2]
Il manifesto esprimeva il "totale consenso" a Mussolini, "determinato dal fatto che il fascismo, per mezzo del governo nazionale, che di questo movimento è l'unica espressione autorizzata, riconosce apertamente e onora i valori religiosi e sociali che costituiscono la base di ogni sano reggimento politico".
Al cattolicesimo antifascista di don Luigi Sturzo, emerso dal IV Congresso nazionale del Partito Popolare Italiano (12-14 aprile 1923), i cattolici nazionali opponevano un tentativo di "cattolicizzare" il fascismo, in nome della restaurazione dei valori religiosi come fondamento della coscienza nazionale.[2]
La nascita dei cattolici nazionali contribuì ad aggravare la crisi interna al PPI, che culminò nelle dimissioni di don Luigi Sturzo da segretario e nella spaccatura del gruppo parlamentare al momento del voto della legge Acerbo.[2]
Note
Bibliografia
- G. De Rosa, Storia del Partito Popolare, Laterza, Roma-Bari, 1967
- L'avvenire d'Italia”, 4 novembre 1925
- Silvio Tramontin, La formazione dell'ala destra del Partito Popolare Italiano, in Modernismo, fascismo, comunismo. Aspetti della politica dei cattolici nel ‘900, a cura di G. Rossini, Il Mulino, Bologna, 1972
- Domenico Sorrentino, La conciliazione e il fascismo cattolico. I tempi e la figura di Egilberto Martire, Morcelliana, Brescia, 1980
- Giovanni Grasso, I Cattolici e l'Aventino, Studium, Roma, 1993
- Carlo Arturo Jemolo, Chiesa e Stato in Italia. Dalla Unificazione a Giovanni XXIII, Einaudi, Torino, 1967