Battaglia di Herat (484)

Battaglia di Herat
parte delle guerre eftalito-persiane
Illustrazione tratta dallo Shahnameh dedicata alla sconfitta e alla morte di Peroz I avvenuta nel 484 nei pressi di Herat
Data484
LuogoPressi di Herat, Afghanistan
EsitoVittoria decisiva eftalita
Schieramenti
Impero eftalitaImpero sasanide
Comandanti
KhushnavazPeroz I †
Effettivi
Ignoti, ma meno dei sasanidi50,000-100,000 uomini, tra cui 500 elefanti (stime moderne)[1]
Perdite
IgnoteElevate, quasi totali
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Manuale

La battaglia di Herat, svoltasi nel 484, fu un confronto militare svoltosi tra l'impero sasanide, composto da almeno 100 000 uomini[1], sotto il comando di Peroz I e un esercito eftaliti di minori effettivi comandato da Khushnavaz. L'esito della battaglia fu catastrofico per i sasanidi, il cui esercito fu quasi completamente spazzato via, e il loro re, Peroz I, cadde in battaglia.

Antefatto

Nel 459, gli Unni bianchi eftaliti, dopo che avevano occupato la Battriana, sfidarono Hormuz III, re dei Sasanidi. Suo fratello Peroz I, però, sconfisse e uccise quest'ultimo con l'aiuto degli eftaliti stessi[2], e permise loro di stabilirsi nella provincia, per poi uccidere gran parte della sua famiglia e iniziare a perseguitare le sette cristiane.

Da un lato, Peroz riuscì, anche se non facilmente, a mantenere la pace con l'impero bizantino, mentre dall'altra tentò di fermare gli eftaliti, che avevano iniziato a conquistare l'Iran orientale. I romani lo sostennero inviandogli degli ausiliari, che Peroz usò più volte in battaglia. Alla fine, però, nel 481, subito dopo aver messo in rotta gli unni, li inseguì sulle colline, dove il nemico ribaltò la situazione e lo circondò. Peroz fu dunque fatto prigioniero, e dovette dare in ostaggio suo figlio Kavad I per tre anni, prima di poter pagare la pesante somma che rappresentava il suo riscatto.[2]

La battaglia

Nel 484, liberato il figlio, Peroz formò un enorme esercito e marciò a nord est per fermare gli Unni, deciso a sconfiggerli una volta per tutte.[1] Marciò dunque verso Balkh, dove stabilì la sua base, e ivi respinse le proposte di pace del re degli Unni Khushnavaz. Peroz avanzò dunque verso la città di Herat, ma gli Unni, anticipando la sua mossa, lasciarono che i persiani avanzassero, ignari che la loro ritirata era stata tagliata nel deserto nei pressi della città, e fu lì che tesero loro un'imboscata. L'esercito fu annientato, Peroz morì in battaglia[1], la maggior parte dei suoi cortigiani, tra cui una delle sue figlie, fu presa prigioniera, e la stessa città fu saccheggiata.[3]

Conseguenze

Approfittando del fatto che l'impero sasanide era rimasto senza re (e sarebbe rimasto tale per due anni di piena anarchia), gli Unni bianchi invasero l'impero e lo saccheggiarono. Il nobile persiano Zarmihr (o Sokhra) riportò in parte l'ordine e sollevò al trono Balash, uno dei fratelli di Peroz, ma la minaccia degli unni sarebbe persistita fino all'arrivo di Cosroe I. Balash non intraprese alcuna azione contro i nemici dell'impero, in particolare gli Unni Bianchi, ai quali avrebbe anzi reso omaggio[2], e, dopo un regno di quattro anni, fu accecato e deposto dal nipote Kavad I, che era intanto fuggito dopo la morte di suo padre e si era rifugiato dal re degli Unni, sposando una delle sue figlie.

Asceso al trono, però, anche Kavad I avrebbe donato del tributo agli Unni[2], e Mazdak, considerandolo un debole, lo fece deporre nel 496, costringendolo a fuggire di nuovo dal re degli Unni. Dopo due anni di permanenza, questi gli concesse 30'000 guerrieri con i quali avrebbe riconquistato il trono.[3]

Note

  1. ^ a b c d Heritage World Coin Auction #3010 Archiviato il 19 febbraio 2018 in Internet Archive.. Boston: Heritage Capital Corporation, 2010, pp. 28
  2. ^ a b c d Frye, 1996: 178
  3. ^ a b Dani, 1999: 140

Bibliografia

  • (EN) David Christian, A history of Russia, Central Asia, and Mongolia, Oxford, Wiley-Blackwell, 1998, ISBN 0-631-20814-3.
  • Richard Nelson Frye, The heritage of Central Asia from antiquity to the Turkish expansion, Princeton, Markus Wiener Publishers, 1996, ISBN 1-55876-111-X.
  • (EN) Ahmad Hasan Dani, History of civilizations of Central Asia, vol. III, Delhi, Motilal Banarsidass Publ., 1999, ISBN 81-208-1540-8.
  • (EN) Scott McDonough, The Legs of the Throne: Kings, Elites, and Subjects in Sasanian Iran, in Johann P. Arnason e Kurt A. Raaflaub (a cura di), The Roman Empire in Context: Historical and Comparative Perspectives, John Wiley & Sons, Ltd, 2011, pp. 290-321, DOI:10.1002/9781444390186.ch13, ISBN 978-1-4443-9018-6.
  • (EN) Nikolaus Schindel, Kawād I i. Reign, in Encyclopaedia Iranica, Vol. XVI, Fasc. 2, 2013, pp. 136-141.
  • (EN) Richard Payne, The Reinvention of Iran: The Sasanian Empire and the Huns, in Michael Maas (a cura di), The Cambridge Companion to the Age of Attila, Cambridge University Press, 2015b, pp. 282-299, ISBN 978-1-107-63388-9.
  • (EN) Khodadad Rezakhani, East Iran in Late Antiquity, in ReOrienting the Sasanians: East Iran in Late Antiquity, Edinburgh University Press, 2017, ISBN 978-1-4744-0030-5, JSTOR 10.3366/j.ctt1g04zr8.
  • (EN) Daniel T. Potts, Sasanian Iran and its northeastern frontier, in Michael Mass e Nicola Di Cosmo (a cura di), Empires and Exchanges in Eurasian Late Antiquity, Cambridge University Press, 2018, ISBN 978-1-316-14604-0.
  • (EN) Richard Payne, The Making of Turan: The Fall and Transformation of the Iranian East in Late Antiquity, in Journal of Late Antiquity, vol. 9, Johns Hopkins University Press, 2016, pp. 4-41, DOI:10.1353/jla.2016.0011.
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